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“Qualcuno ha detto che la musica è la lingua dell’anima.” Mi ha confidato recentemente Aldo Tagliapietra durante una chiacchierata lungo il fiume Brenta. “E dopo settantatré anni, passati forse troppo in fretta, te lo posso confermare. Ecco, questo è nel mio nuovo disco: si intitola ‘Invisibili realtà’ e credevo d’averci messo tre anni a farlo, ma in realtà ci ho forse messo una vita. Non avrei mai potuto scrivere queste canzoni quand’ero giovane.”

‘Invisibili realtà’ è un album bellissimo, luminoso, di una purezza rara che regala all’ascoltatore una sana opportunità di rivisitare quell’innocente spiritualità che tutti noi condividiamo da bambini. Se solo ce lo ricordassimo più spesso! Aldo ci aiuta a farlo con queste canzoni, scritte attingendo dall’esperienza di cinquanta anni di illustre carriera. Ci regala perle di semplice saggezza che arrivano direttamente al cuore. “Quietare la mente è come volare” è la prima frase di ‘Musica e parole’, il brano che apre l’album, e già ti invita a pensare cose belle: “Non ho più nulla cui ritornare, tranne che dentro me stesso.”

Aldo Tagliapietra è un eterno bambino che da sempre canta storie di vita e di morte, di gioie e dolori, di amori e di pianeti lontani, e di proteste giovanili come in ‘Cemento armato’, dove denunciava la scomparsa del verde. Era il 1971 e Aldo era l’inconfondibile voce del trio veneziano Le Orme, che stava scalando la vetta delle classifiche con l’album ‘Collage’. Oggi, come allora, sono particolarmente orgoglioso di esaltare ‘Invisibili realtà’, un album d’autore concepito con la voglia di scavare dentro noi stessi e trovare il senso della vita.

“Non so se ai giovanissimi può interessare un lavoro del genere”, mi ha detto Aldo con un sorriso. “Per la prima volta in vita mia ho faticato molto sulla stesura dei testi giusti. Volevo riscoprire l’innocenza dei bambini. Alcuni brani hanno avuto almeno dieci versioni diverse, ma alla fine posso dire di aver trovato vera poesia.”

‘La porta’, il secondo brano, ha deliziosi tocchi di country rock e steel guitar: “Quando c’è luce nel nostro cuore, la porta invisibile del paradiso è in noi.”

‘Siamo nel cielo’ è l’unico brano dell’album che, a sorpresa, offre un inciso di puro progressive rock, forse richiamando ‘Felona e Sorona’, che portò Le Orme anche in Inghilterra nel 1973 con la Charisma.

‘È la vita’ chiude il lato A con suoni delicati e affascinanti, ma culmina con un finale elettrico: “È la vita che racconta di una storia mai finita. Vedo nel sorriso di un bambino l’innocenza che ho scordato.”

Il lato B apre con ‘Radici’, un meraviglioso viaggio nell’India che Aldo ha scoperto grazie al suo amore per il sitar. Spiccano i suoni e le frasi del ‘sadhu vestito di vento’: “Di tutto ciò che nasce, certa è la morte; di tutto ciò che muore, certa è la vita.”

‘Il sole del mattino’ è un brano gioioso, acustico, con piano elettrico e una maestosa chitarra acustica finale.

‘Ho bisogno di te’ minaccia di esplodere in progressive rock, ma è fermata da un inciso molto spirituale che ci chiede: “L’infinito è amore, ma l’amore cos’è? È il sudore dell’anima, è il bisogno di te.”

Il brano ‘Come onde’ ci rivela da dove arriva il titolo dell’album: “Noi, spinti dal vento, tra la passione e il tormento, ritroveremo ancora la speranza, madre di invisibili realtà.” Qui il chitarrista Matteo Ballarin libera uno struggente assolo.

‘Invisibili realtà’ chiude l’album con uno strumentale che sembra la colonna sonora di un viaggio di melanconica introspezione. Non è mai facile guardare dentro se stessi. Ci vuole coraggio. Aldo lo ha fatto, e ora è pronto a condividerlo con noi.

“Non ho nemmeno suonato il basso”, ha precisato Aldo. “Ho invitato Andrea Ghion a suonarlo, perché volevo concentrarmi sui testi e sul canto. Ai ragazzi della mia band ho dato la libertà di curare i suoni e gli arrangiamenti. Hanno fatto un lavoro meraviglioso.”

Oltre a Matteo Ballarin alla chitarra e Andrea Ghion al basso, nel disco suona il batterista Manuel Smaniotto, il tastierista Andrea De Nardi, e c’è la partecipazione di Mauro Martello al duduk nel brano ‘Radici’.